Le seguenti poesie sono opera intellettuale di Matteo Iammarrone. Nel caso in cui vogliate riprodurre/diffondere una o più poesie o parti di esse su blog, social network o altri siti web siete pregati di non dimenticare di riportare la fonte (es. “cit. Matteo Iammarrone” oppure “(Matteo Iammarrone)” dopo l’intera poesia o dopo una parte di essa).
Buona lettura.
Contatto umano
23 March 2014Vent’anni e chissà quanti altri ancora
con gli occhi appiccicati a uno schermo
a più schermi, ai touch screen e non lambirsi la schiena.
Vent’anni con gli occhi sbarrati
da suora devota al tempio di un luminescente silenzio
e così, distratta e stantia dall’ultimo solstizio tecnologico.
Vent’anni e languire nei pasti, durante i passeggi
di cent’anni di solitudine, e chissà quanti altri ancora
ed io che così inadeguato e reale ti ronzo attorno nel piazzale.
Vent’anni e sapere tutto sapendo niente
Vent’anni per non sapere niente sorseggiando tutto ciò che non conta
Vent’anni e chissà quanti morti ancora, quanti altri ancora
singhiozzeranno nei bar come creature oppresse,
senza guardarsi in faccia, senza leggere i propri simili, senza alcuna accurata lettura.
Vent’anni senza realtà tangibile e oggettiva
sono anni e anni di sconfitta quotidiana
sono assenza di punti cardinali sulla x e sulla y cartesiana
sono melodrammi di dubbia originalità
per noi emittenti inascoltati e disperati
per noi che lo sappiamo che il mondo è commercializzazione e volontà
per noi che lo sappiamo che il mondo è sempre al contrario che funziona
per noi che lo sappiamo: questi mezzi di comunicazione accrescono l’incomunicabilità.
La pozzanghera e l’oceano
1 March 2014Somigli ad un mare,
è aperto, ed invade un pianeta altro.
Il tuo è un dito capriccioso
di un capriccio bislacco
e lo intingi nell’acquolina
della mia bocca smorta
che spingo nell’acquario
della tua diafana barchetta
E null’altro mi interessa
se non riesumare il tepore estivo
della ragazza computer
di te, oceano intrepido delle possibilità,
delle possibili posizioni.
E somigli ad un volto,
è roseo, stravolto, e ruggisce di fiori feriti
Il tuo è un labbro plasmato
dal gioco di un tronco andato di matto
il tuo è un piede dorato di loto,
di merda, di terra, di sabbia
amata e ingerita: morsi e cuore di te,
intrepido fondale oceanico di una pozzanghera
seimilatrecento volte calpestata.
Stazione di Futurantica
6 February 2014Come si inseguono accidiosi quei fanali là dietro gli alberi
tra i rami stillanti di pioggia.
Come si inseguono e come sbadigliano luce sull’altrettanto
accidioso viale della stazione.
Il motore del treno fischia flebile, fischia acuto, fischia stridulo, fischia,
come noi.
Ed il plumbeo mattino d’autunno come un grande fantasma
intorno respira.
E tu che pensosa dai al controllore il biglietto da forare,
dai al controllore il tempo che incalza gli anni belli, i mesi gioiti,
i giorni che sono ormai solo ricordi.
E poi si chiudono gli sportelli e sbattono e sembrano oltraggi:
suona di scherno l’ultimo appello che rapido chiama a salire sul treno.
E va il mostro empio, come un cortocircuito, sbattendo le ali,
come un uccello robotico, come un ladro d’amore metallico che anima, sbuffa
e ti risucchia via intrepido.
La monodanza degli alberi e delle chiome
5 February 2014Gli alberi spogli sono uomini calvi
e quelle altre chiome ciuffi di dame
ormai fuori moda come la poesia svuotata
da quegli alberi spogli
che muovono passi di danza buffa e beffarda sulla piazza
del mercato del cuore.
E le tengono strette e legate a un altare di spine
sotto i passi di un ballo meschino e tradizionale
le dame dai ciuffi di chiome gli alberi spogli,
le tengono infilzate nei rami, in balia dei folati di venti
le dame ormai d’altri tempi, gli alberi spogli e i loro inverni
affinché amare resti quel ballo, affinché succube dei loro scempi
ogni dama diventi.
Ma se solo sapeste quante flebili volte
mi sono fermato e frenato dal tempo
ho indugiato.
Di attraversare quel parco dal già collaudato respiro
di rimanere in quel limbo, di non reincasare mai più,
ho sperato.
I piedi nudi del poeta
5 January 2014A piedi nudi il poeta
dinanzi la pagina bianca
La pagina bianca
che è l’opposto dei suoi piedi nudi
segnati d’inchiostro dei terreni carezzati, dei bacini calpestati
dal poeta dinanzi la pagina bianca che ora getta
nella pagina bianca il suo incommensurabile astio.
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